La vista sull’Arno. Tutto intorno il cielo di Firenze. I soffitti altissimi che si illuminano di luce. L’allure austera del palazzo che si alleggerisce di grafismi e decori, in un susseguirsi di stanze vibranti di colore e carattere. Specchio della personalità del proprietario, Luigi Fragola, siciliano di Catania, architetto e interior designer. “Dopo la laurea ho cominciato a lavorare come assistente di Federico Marchetti. Poi mi sono trasferito a Milano, e poi ancora New York. Ma una volta tornato in Italia, Firenze mi ha rapito. Ho incontrato Michele Bönan (noto architetto e interior decorator) e ho iniziato a lavorare per lui, nel suo studio. L’amore per la città è arrivato di notte, tra coppe di champagne e abiti eleganti: “Dovevo partecipare a una festa e ripartire il giorno dopo. E invece sono rimasto per tre giorni, vestito in smoking, a vivere l’atmosfera di questa città. Non sono più andato via”.
“Le mie passioni sono la barca, la moto, la bici. Ogni hobby ti insegna a costruire le cose, e a me sono sempre piaciute le cose tecniche e belle.Nel mio studio lavoriamo sia come architetti che come interior designer, in sincrono. Siamo tra i pochi a coniugare le due cose: noi pensiamo da zero, e fino alla fine. Con molta attenzione per l’ambiente e un amore per il legno, materiale nobile, che ci permette la realizzazione di progetti tecnologicamente avanzati e sempre più ecologici”. Una qualità questa, della tecnica funzionale (e funzionante) e del principio di manutenzione (ancora una volta il paragone con la barca rende bene l’idea) che è particolarmente necessaria in contesti d’epoca. In un palazzo come questo, la questione diventava una sfida di equilibri. Perfettamente riuscita: nell’idea di Fragola, infatti, la performance tecnologica non deve mai togliere “sapore”. Quel sapore che è storia, gusto, cultura. Vero senso del bello.
“Nello specifico questa casa è ottocentesca, e quindi la parte tecnologica è stata, come dire, demandata a chi l’ha fatta prima di noi, duecento anni fa. La conoscenza dell’impianto ci ha permesso di entrare in un edificio vincolato lasciando tutto intatto. Ma oggi questo “tutto” è perfettamente funzionante. Ne è una prova, banale ma non scontata, come viaggia la rete in questa abitazione, particolare non scontato a Firenze. Cablare per me era fondamentale”. Dentro le cornici che decorano il soffitto si nascondono, infatti, i cavi della luce, della fibra e gli hostspot.
C’è tanto blu in questa grande abitazione – studio (quasi 450 mq): nelle cornici, nelle rifiniture, sulle pareti, nei tessuti. Un blu che in alcune zone s’illumina, e che grazie alla luce che inonda l’appartamento, fa virare la sfumatura verso un verde petrolio, elegante e maschile. “Il blu è uno dei miei colori preferiti, in generale le nuance scure mi piacciono: danno un “appoggio” a tutto. Odio i total white”. Il pezzo del cuore di questa ariosa abitazione, è lo squalo che campeggia nell’ingresso, luogo impreziosito da rami di fiori (blu) dipinti dalla decoratrice, pittrice e amica di Luigi, Francesca Guicciardini.
“Lo squalo era in vetrina in zona Santo Spirito, nella bottega di un noto bronzista. Un insolito, bellissimo, squalo martello. Me ne sono innamorato: la madre dell’artista che l’aveva costruito, uno dei pochi eredi di questa tradizione artigiana, mi disse che il figlio era un campione di pesca subacquea e che l’aveva modellato da una singola lastra di rame, senza stampo. Per passione. E che non era in vendita. Non mi sono arreso, e alla fine, ho fatto amicizia col bronzista e me l’ha venduto. Lo trovo eccezionale”.
Uno spazio fluido che comunica con la zona pranzo e con il guardaroba. Nella libreria, progetto originale di Fragola, una grande fotografia di una donna a seno nudo, dell’artista australiano Simon Miller e due ritratti decisamente rock – Kate Moss e la famiglia di Ronnie Wood degli Stones – firmati Mario Testino. “Collezioni foto e disegni. Molte delle opere di casa sono della Galleria Eduardo Secci”. La sala da pranzo è il cuore della casa, spesso animata da cene con amici. Al centro spicca il tavolo, un’opera d’arte “tattile”, come la voleva Luigi. Inizialmente era un pezzo unico progettato per un lavoro, poi è rimasto al proprietario di casa, che l’ha fatto dipingere a mano da Guicciardini. “Poi l’abbiamo resinato insieme. L’idea era avere un’opera d’arte orizzontale, in modo da toccarla, vederla, starci vicino. La resina protegge il dipinto: da vicino si vedono le pennellate, le profondità”. Come in basso così in alto: sul tavolo opera d’arte, risplende lo Chandelier Tivoli L, di Eichholtz.
L’altra attrazione “rotonda” di questo spazio – convivale ma discretamente elegante – è una grande cartografia appesa al muro. Una riproduzione anni ‘50 di una mappa antica, dove il centro del mondo è la Mesopotamia, il mondo è capovolto e non esiste traccia dell’America. “Mi piace perché ci insegna che i punti di vista sono tanti. Ognuno in fondo si ritiene al centro del mondo. Il suo.”
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